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02 Dicembre 2019

MARKETERs Festival: back to basics!

Ecco, è successo di nuovo: nonostante i buoni propositi, ho lasciato che passasse più di un’intera settimana prima di riuscire a mettere per iscritto il mio after – MARKETERs Festival. Un evento organizzato in toto da un gruppo di miei quasi-coetanei pieni di passione per il marketing e non solo, che alla quarta edizione hanno dato veramente i numeri: più di 900 partecipanti, 63 partner e un panel di 55 ospiti e docenti.

Cosa mi è rimasto? Sicuramente spunti utili e concreti, strumenti da scoprire, idee da sviluppare, ma per me MARKETERs Festival ha rappresentato anche una sorta di giornata “Back to Basics”, che provo a riassumere nei classici 10 punti. Anglicismi-free, o quasi 😉

1.      L’unione fa la forza, davvero.

Quando si entra in un posto, la prima cosa che arriva è l’aria che si respira. In Fiera c’erano centinaia di persone, code nell’area registrazioni, confusione al bar, calca al guardaroba, ma la prima cosa che si notava era lo squadrone del Festival, fatto di persone rapide, coordinate, sicure, ma soprattutto sorridenti. E quando ci sono i sorrisi, si è già a metà dell’opera.

2.      Il silenzio non esiste.

Ce l’ha confermato la Sound Designer Chiara Luzzana. Pazzesca, davvero, non si può definire in altro modo una ragazza che regala in modo geniale una voce ad oggetti ed elementi che ne sono nati privi: per Chiara tutto prende vita, basta saper ascoltare, nella comunicazione, nella vita, o verso sé stessi. Passiamo il 60% del nostro tempo ad ascoltare, ma cogliamo solo il 25% di quello che sentiamo; eppure, il tormentone musicale dell’estate 1999 ce lo porteremo appresso vita natural durante…vero o no?

3.      Il “Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo” di Gauguin non è passato di moda.

Se ne è parlato alla tavola rotonda sulla Digital Strategy. Tenere sempre presente radici, valori, mission e vision di qualsiasi realtà, dalla grande azienda alla piccola startup, è il presupposto fondamentale per veicolare messaggi coerenti ed efficaci. Solo che adesso si dice #WhyWeExist.

4.      Cessate il fuoco! Nella guerra tra creatività e dati può esistere un armistizio.

Oggi, in effetti, l’atteggiamento nei confronti della creatività risulta abbastanza schizofrenico: da una parte chi la vede come una condizione necessaria, dall’altra chi la rifugge come un pericolo, preferendo affidarsi esclusivamente ai dati, senza alcuna sovrastruttura. Diego Fontana, copywriter, docente e autore, ci ha invece ricordato che un punto di vista decisamente interessante lo ha dato Jules Henri Poincaré agli inizi del ‘900, con una sua definizione: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. I dati quindi non bastano a sè stessi. È quando li metto in relazione, ovvero in connessione, che diventano significativi e comunicativi.

5.      Se sono anti OGM ma al supermercato non leggo sempre le etichette, non sono pazza.

La separazione tra giudizio e preferenza esiste, lo dice il neuromarketing. E questa rassicurazione è arrivata tra decine di input super coinvolgenti lanciati dal bravissimo Giuliano Trenti, che mi ha fatto entrare ancora di più nel mio attuale #NeuroMarketingTrip.

6.      Non esiste più sponsorizzazione senza contenuto.

Ho avuto la fortuna di poter fare due chiacchiere con Giorgio Saviane, Global Marketing Director di The North Face che, oltre a raccontarmi il progetto “Never stop communities”, ha confermato l’importanza dei contenuti in qualsiasi ambito legato al brand, sponsorship comprese. The North Face sponsorizza per realizzare i sogni degli atleti, e ciò che viene firmato non è solo un accordo, né un mero contratto di product testing: è condivisione di valori, è una pagina bianca da scrivere insieme.

7.      Se in treno mi guardo intorno facendomi le storie sugli altri passeggeri, non sono pazza.

Stavolta a tranquillizzarmi ci ha pensato Alessia Musi, Digital Strategist di AQuest, che ha cominciato il suo workshop con una chicca, l’Illusione di Heider Simmel. Cosa vedete voi in questo video?

Nel 1944 Fritz Heider e Marianne Simmel mostrarono a un campione di spettatori un cartone animato che rappresentava due triangoli e un cerchio in movimento dentro e attorno ad un rettangolo aperto. I movimenti dei tre oggetti vennero nella maggioranza dei casi interpretati come quelli di due innamorati inseguiti da un terzo soggetto poi respinto.

Questo per ricordare che il nostro cervello rinnega il caso, cerca sempre una linearità e ragiona…per storie.

8.      Esercitarsi è bello.

E andare alle convention non è sempre ascoltare fuffa, almeno in questo caso. Tre workshop frequentati, tre workshop all’insegna di immediatezza, praticità e pragmaticità, tra esercizi stilistici, quiz e simulazioni. Tanta roba.

9.      Possiamo ancora essere unici.

Un festival sul marketing accende la curiosità, ma a volte può anche disorientare. Automation e tecnologie che progrediscono a velocità galoppante fanno sì che la domanda sorga spontanea: in un futuro dove le macchine sostituiranno una buona parte delle nostre mansioni, e in cui i device renderanno obsolete le nostre competenze “analogiche”, noi dove saremo?

A riallineare i nostri chakra in questo tourbillon ci ha pensato Luigi Mazzola, sulla carta speaker motivazionale, sul palco “Persona 4.0”, che sostiene che ciascuno di noi ha ancora quattro armi segrete, quattro caratteristiche che ci rendono speciali. I valori, la capacità di lavorare in team, la spiritualità e soprattutto l’emozione.

E, complice forse la stanchezza, qualche lacrimuccia scende.

10.  Never stop learning.

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Mi tocca chiudere con un anglicismo, ma questo è speciale, come dicono i MARKETERs.

Come dice Luigi Mazzola, è emozionante essere persone 4.0.

E come dice la mia Ideeuropee, è bello vivere #InAction. Giorno dopo giorno.

Lia – Event manager & Digital strategist